Nuovi investimenti cercasi: ancora troppa burocrazia e tempi lenti
Le riforme, secondo gli studi legali d’affari, cominciano a funzionare, ma serve di più
Italia Oggi 7 – 5 settembre 2016
di Luigi Dell’Olio
Il processo riformatore avviato dal governo sta migliorando l’appeal dell’Italia presso gli investitori internazionali, che tuttavia conservano ancora molte riserve verso il nostro paese a causa dell’elevato peso della burocrazia e delle lunghezze e incertezze del sistema giuridico. È la sensazione che si ricava da un giro d’orizzonte tra gli avvocati d’affari, che con frequenza quasi quotidiana incontrano investitori a caccia di rendimenti interessanti, divenuti ormai merce rara sui mercati finanziari.
Luigi Dell’Olio ha sentito in merito alcuni professionisti tra cui Luigi Moranduzzo che ha rilasciato il suo commento:
Luigi Moranduzzo, senior partner di Atax, invita a non guardare solo ai trend più recenti, ma ai numeri complessivi. In questo senso l’Italia continua a essere in coda nel Vecchio Continente per capacità attrattiva verso i capitali stranieri.
«Le ragioni sono molteplici», spiega. «Le difficoltà legate a una burocrazia arcaica e farraginosa, la proverbiale lentezza della nostra giustizia civile, il ritardo dei pagamenti nelle transazioni commerciali rispetto alle tempistiche medie dei paesi più virtuosi, il deficit infrastrutturale e il basso livello di sicurezza presente in alcune aree del paese».
Tutti temi che non vengono di certo sollevati per la prima volta, ma che evidentemente risultano di difficile soluzioni. A queste ragioni, sottolinea, spesso si aggiungono le difficoltà legate al reperimento di informazioni. Un esempio? «Pensiamo, a una semplice operazione di partnership commerciale. Quando si esamina la collaborazione con un possibile partner commerciale può essere di rilievo la storia delle sue vicissitudini legali. In molti paesi occidentali gli atti giudiziari relativi a una società sono interamente reperibili», ricorda Moranduzzo. «Mentre in Italia gli atti giudiziari e gli altri provvedimenti dei tribunali non sono accessibili ».
Per altro, l’ esperto ricorda che l’attenzione di multinazionali e fondi stranieri è concentrata sulle operazioni riguardanti i grandi marchi, soprattutto nel settore della moda, dei servizi, dei trasporti e delle comunicazioni, mentre raramente le pmi vengono anche solo prese in considerazione in prospettiva di una possibile acquisizione. A pesare non sono solo le dimensioni, ma anche il modo di approcciarsi al business.
«L’imprenditore italiano è poco disponibile a cambiamenti culturali: le aziende sono talvolta legate a un modello di specializzazione poco allineato ai trend internazionali (forte presenza di settori tradizionali, bassa contendibilità delle imprese familiari)», lamenta Moranduzzo.
Si genera così un circolo vizioso, dove la bassa attrazione degli investimenti genera un minore afflusso di risorse finanziarie per lo sviluppo. Ne consegue una minore creazione di nuovi posti di lavoro, minori investimenti tecnologici e di conseguenza un deficit di competenza.